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XV.


Oh come d’una in altra ora trascorre
     L’etade fuggitiva, e seco porta
     Quanto questa che i ceppi e l’onta abborre
     4Mesta e infeconda mia vita conforta.

E il suon che move da solinga torre
     Quando del nostro dì la luce è morta,
     E l’uom che all’opra non bramata accorre
     8Appena l’alba in orïente è sorta,

Dannomi avviso come ognor più scemo
     Riman lo spazio al mio viver prescritto.
     11Nè già duolmi, morendo, uscir di noia;

Sol che fide compagne al varco estremo
     Vengan le dolci larve che all’afflitto
     14Mio spirto eran, vivendo, unica gioia.