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XIV.
Pace omai più non spero al cupo affanno
Che inesorabilmente mi consuma,
Languido è il raggio che mia vita alluma
4E al termine veloci i miei dì vanno.
Arde secreta la ferita e fuma,
E cresce e l’onta vien seguace al danno;
E tu pur, vota nebbia e lieve spuma,
8Tu pur, gloria, mi fuggi, ultimo inganno!
Tante liete speranze e tanto amore
Come periro! E piangerò codardo
11Gli andati tempi e del mio gaudio l’ore?
Abi! l’avvenir stupido aspetto e guardo.
Al sospir che incessante agita il core
14Ogni soccorso uman fora omai tardo.