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XII.
Finchè l’avverso tuo fato ti prema,
E a te di pianto in pianto errar prescriva,
Chi sa del mondo in qual mai parte estrema
4Trarrò l’orma solinga e fuggitiva?
Ma tu meco verrai, cura suprema;
Nè la memoria in te sarà men viva
Del nostro amor, fra il duol nato e la tema,
8All’età più innocente e più festiva.
Poi quando, tolta al secolo tiranno,
Che de’ vestigii tuoi non era degno,
11Il dì eterno i tuoi cari occhi vedranno,
Imparerai come sia breve il regno
De’ rei mondani, ed utile l’affanno,
14Ond’io soffrire ed aspettar t’insegno.