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X.
Non ch’io al tuo capo imprechi, o ne’ miei danni
Dalle lagrime tue speri mercede
Empia non sei, nè fosti; empio è chi ’l crede,
4O t’escusi benigno, o ti condanni.
Misera! i tuoi giocondi e florid’anni
Lento insanabil morbo occulto fiede;
È chi tanto t’amò languir ti vede
8Sotto il carco dell’onta e degli affanni
E geme teco, che nessun l’ascolta,
Altri che Dio, cui del mio cor son note
11Le piaghe orrende ch’ei sanar può solo.
Soffrir l’uomo quaggiù, non altro puote
Altro sperai; ma di mia speme stolta
14Porto gastigo d’infinito duolo.