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egli è da condursi non solo secondo l’indole propria, ma ancora per tempi, a voler che se n’abbia durevole e perfetto lavoro. E perchè ho parlato d’incudine e di martello, vedete, a non uscire dell’officina, che ne succeda ove la cuocitura o l’arroventamento del metallo non sia quale si richiede, e sia nel poco e nel troppo eccedente. Anzichè assoggettarsi a rimanere foggiato, ne va perduto in minute scaglie. Ma voglio che usciate di questo discorso figurato, e prima di terminare mettervi davanti gli occhi la verità senza veli di sorte alcuna.
Sono deplorabili molti vizii; ma senza questi non ci sarebbero molte virtù ad essi vizii corrispondenti, appunto perchè sono loro opposte. Ecco la luce e le tenebre, la vita e la morte, Castore e Polluce, che si danno luogo a vicenda. Dobbiamo amare per questo le colpe? Incensare l’oltracotanza perchè dà luogo alla modestia? Accarezzare l’impetuosità perchè mette in vista la mansuetudine? Non è questo che voglia significare la favola dei Dioscuri; ciò che nella favola è fatto, non dev’essere ch’emblema per noi; emblema del vincolo arcano onde sono annodati gli opposti principii, e della concorde discordia di tutte le cose. E quando ascoltiamo la nostra chiamata accorrere pronti a cedere il luogo al fratello, o a subentrare nel posto di lui, secondo il caso. Starsene quindi sull’avviso e sempre apparecchiati a portare nell’animo questa piana ed altissima verità, che il bene dee