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ad essi, e volteggiar loro dattorno senza riposo. Che se fossi nato ellera per arrampicarti ed apprenderti co’ tuoi ramicelli al vecchio tronco o alla muraglia, non mai ti tocchi umore di sorgere in albero ritto e all’aperto, ma contentati di ficcarti tra le fessure della corteccia o le rimosità dell’intonaco, come ti è proprio. E non basterà che tu pensi a startene rassegnato alla tua destinazione, per quantunque ti potesse sembrare umile o disagiata, ma conviene ancora che tu ami e ti adoperi quanto più sai al maggior bene di quello ch’è la tua luce, se tu sei l’ombra, ch’è l’ombra tua quando tu fossi luce.

Oh! come può egli mai esser questo, direte? Ecco il come. Io che vi ho consigliato a non uscire del termine che vi fu assegnato, vi esorto a cercare con ogni studio di allogarvi in esso del vostro meglio, ossia cercare che il mezzo a cui dovete accostarvi sia proprio il vostro mezzo, per guisa che non ne abbiate a soffrire rimanendo con esso appaiati. Egli è prescritto a te, rapa, di affondarti nel terreno, ed ivi consumare all’insaputa degli altri la oscura tua vita; ma puoi calare diritta, o torcerti e ripiegarti in varie fogge, e gonfiarti se questo ti piace, o se no, sottilmente allungarti, e farti o liscia o interrotta di nocchi e protuberanze a capriccio. Qui sta appunto, per quello che io credo, la maggior pratica della dottrina relativa ai costumi; ed il pervertire che fanno gli uomini per la più parte da questa regola di universale prudenza è cagio-