Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/85


77

XI. I DIOSCURI.

Narra l’antica mitologia dei due gemelli partoriti da Leda, che, conceduta da Giove l’immortalità ad uno d’essi, questi non volle goderne solo, ma sì ne fece parte al fratello, passando ad abitar co’ defunti quel tanto spazio che toccava di vivere all’altro, affinchè la misura del tempo in cui rimanevano al nostro mondo fosse eguale fra loro. Sicchè poteva dirsi che le tenebre d’uno fossero luce per l’altro, e così del contrario. Questa prodigiosa vicenda mi fu molte volte cagione a pensare se potesse racchiudere in sè allegoria alcuna degna che si ricordasse, e mi parve di non essermi apposto al falso derivandone la seguente.

Sono tra gli uomini certe nature così diverse fra loro, e in pari tempo così fra loro necessariamente corrispondenti, che ove l’una si trovi all’ultimo confine della terra, egli è inevitabile all’altra, fosse pure al confine opposto, di venirla a trovare e congiugnersi seco. E ciò che vediamo accadere nel mondo fisico possiamo dire che accada ancor nel morale, pareggiandosi fra loro le forze, e concorrendo colla discordanza a comporre la bella ed eterna unità dell’Universo. Soprastanti e soggetti, offensori ed offesi, operanti e sofferenti, inseguitori e fuggiaschi, amanti ed amabili, penetranti e vacui, e via discorrendo. E queste opposte nature, che sembrano così avverse