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re operato. Di qui la umiltà sempre propria degli uomini virtuosi, e che si crede ipocrisia da que’ molti, i quali sono miseri d’intelletto e di cuore a tal segno da presumere che vi abbiano limiti alla perfezione morale.

Ma tornando a discorrere degli scrittori; dacchè egli è pure inevitabile al lavoro dell’arte di rimanerne inferiore al semplice intellettuale concepimento, potrebbesi suggerire alcuna via a rendere meno grave questa sventura? Vorrei che fosse fatto il contrario di Pigmalione, vale a dire che laddove egli accarezzava il proprio lavoro coll’immaginazione, e gli si aggirava intorno irrequieto, non ad altro attendendo che ad esso, e a lui solo con tutta l’anima sospirando, gli artisti si contentassero di aver nella mente alcun poco indeterminate le proporzioni del loro concetto, quando ne vengono all’opera della sensibile manifestazione. Felice quell’artista al quale tanto della propria creazione si tiene davanti alla mente, quanto gli occorre ad avere una guida nel suo operare; tanto gli è occulto, quanto può essere prodotto, dirò quasi improvvisamente, sopra lavoro! Questa massima può essere riferita essa pure alle azioni tutte degli uomini. Felice quell’uomo che può concepire il disegno di un nobile fatto, ma quanto ai mezzi di porlo ad esecuzione piglia misura dalle accidentalità che gli accadono di presente!

Ho detto altra volta che la sentenza: Molti consigli... sono — Meglio improvviso che a pensarvi