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ne; quanto a me egli è ad altro fine che ho posto in mezzo la storia dell’antico scultore.

Perchè adunque ho io chiamato su questi fogli la buona memoria di Pigmalione e della sua statua? Gli ho chiamati per farne riscontro cogli scrittori ed artisti in generale, il desiderio e la preghiera de’ quali hanno tutt’altra direzione da quella di lui. Domandava Pigmalione nel maggior fervore della sua anima che rimanesse vivificato il suo marmo, ossia che la spiritualità fosse infusa nell’opera sua materiale; domandano scrittori ed artisti che sia loro conceduto di rivestire di forme sensibili il concetto della loro mente. Lo spirito invocato discese ad animare la statua, e l’immobile Galatea sorrise improvvisamente al suo artefice maravigliato: ma qual è mai lo scrittore, o disegnatore, cui toccasse di condurre un lavoro che mantenesse fedele la stampa de’ suoi pensieri, in guisa da farsi intelligibile a chi guarda o a chi ascolta? Non sarebbe questa una buona ragione a giustificare l’amore a un tempo e il disamore che hanno gl’insigni artisti per l’opere loro? Veggono essi tutte le ultime relazioni della rappresentazione colla realtà, alle quali i mezzi dell’arte non furono bastanti, ed amano quindi nell’opera quello ancora che non può intendersi dall’osservatore straniero alla forza e sublimità del concetto dell’artefice; e per lo contrario, dove altri si arresta a quel tanto di perfezione che alla mano e all’ingegno dell’artefice fu conceduto di mettere sot-