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sai vivamente figurato in ciò che le favole raccontano di Semele, giovine tebana, amata da Giove. Seguendo il costume, di cui abbiamo dato parecchi esempi, spenderemo qualche parola a dichiarare alquanto minutamente il significato di quella mitologica allegoria. Fu dunque la tebana Semele una fra le amate da Giove, della quale avendo posto Giunone quel solito odio onde sentiva infiammare il geloso suo cuore, contro qualunque si fosse la donna concorrente con essa nell’amore del proprio marito e fratello, pensò una nuova astuzia a far sì che la incauta rivale fosse ella stessa strumento della propria rovina. Le spirò quindi il pensiero, assunto come vogliono alcuni l’aspetto di una vecchia nudrice, di richiedere a Giove che se le manifestasse in tutta la celeste sua pompa e grandezza, quale appunto era costumato di fare con essa Giunone. La credula e ambiziosa donna si lasciò prendere alle parole della Dea, e dopo aversi fatto giurare da Giove, con giuramento impossibile ad essere infranto, l’adempimento della domanda, sì gliela espose quale appunto dalla maligna consigliera erale stata suggerita. Si accorse egli il Dio di donde partisse il consiglio, ma non potendo per una parte distorre la donna sedotta dal suo folle proposito, e non per l’altra mancare al giuramento, accerchiato di tutto il lume della sua potenza, e colla ghirlanda corruscante delle sue folgori, si recò ai soliti colloquii della tebana. La donna mortale