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un pazzo. Contentiamoci degli effetti; questi soli possiamo conoscere e in qualche modo pesare fin tanto che viviamo in questa vita apparente e fenomenale. Felice, gridava l’antico, chi potè conoscere la cagion delle cose! Felice, sì; ma che farne di questa cognizione a chi vive fuor del regno delle cose, e dura tuttavia a travagliarsi in quello delle illusioni?
Mi sono, non so qual mi dica se compassionabili o ributtanti, taluni, i quali d’ogni menomo che, che pensano o fanno, hanno sempre prontissimo il loro perchè da allegare. E gli ho per molto simili a quegli innamorati, i quali della passione che li consuma vanno sempre recando in mezzo questa o quest’altra ragione. Contentatevi di dire il fatto così com’egli sta, senza giri di parole, e direte il vero. Imitate in questo, e dovreste in molti altri casi, la semplice logica de’ ragazzi: sì, perchè sì; è egli questo che dovete sinceramente rispondere a chi v’interroga sopra certi propositi impossibili ad essere per altra guisa dicifrati. Che ne avverrà, diportandovi d’altra maniera? Che farete la parte d’ipocriti e d’impostori cogli altri e con voi stessi, e a quella guisa che il bugiardo a furia di snocciolare panzane su questo o su quest’altro argomento si riduce a rimanere ingannato egli stesso dalle proprie menzogne, e voi pure, a lungo andare di cercare il vero di ogni cosa, e come a dire il vero del vero, non saprete più nulla, nemmeno di quella sapienza dozzinale ch’è