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alcuna cosa, non si accorge di aver la testa scoperta se non quando ha già mezzo fatta la scala. Chi volesse tener dietro all’accattone, per vedere praticata una tale dottrina, dico in quei paesi ove la miseria non ha ricoveri assegnati, ne rimarrebbe maravigliato. Io non amo per verità l’indugiarmi lungo la strada, ma mi ricordo di avermi preso alcuna volta questo piacere. Tra le altre cose mi riuscì stupenda la scelta di alcune fisonomie a cui indirizzarsi per elemosina, e l’accorgermi che, in opposizione a quanto avrei creduto io, l’accattone coglieva presso che sempre nel segno. Passa un bel signore, di quelle ciere che diconsi aperte, con la bontà dell’anima compendiata sulle labbra mezzo aperte a sorridere, e dipinta negli occhi; chi non crederebbe che il soldo piovesse, anche senza preghiera alcuna, in tasca al mendico? È forse per questo che il mendico non parla e si rimane addossato al suo pilastro. Via, fuori la berretta, che il signore ha le mani alla borsa. Il mendico non si muove; e il bel signore passa via pigliando tabacco. Leonardo è ceffo poco meno che da patibolo; guarda di traverso, cammina radendo i muri, e parlando manda fuori una voce che direbbesi il rodere di una lima: domandargli elemosina è mettersi a certo pericolo di udirsi dire villania. Il mendico si accosta a Leonardo: signore, mio signore, ho freddo. Leonardo si scontorce tutto, getta un’occhiata con cui sembra abbia a divorare chi gli ha