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timento della gratitudine per l’inventore di una tal macchina, pensando alle molte pene che egli avrà dovuto durare, e alla mostruosa pazienza che gli è abbisognata, prima di addomesticarsi co’ seccatori per modo da poter loro assegnare il grado conveniente. Egli dovette soffrirne d’ogni età, d’ogni ordine, d’ogni nazione. Che sarebbe lo scampimetro senza questo? Mentre fuggissi dal seccatore concittadino, eccoti addosso il seccatore forestiero; ti guardi dal plebeo, ed hai il titolato alle spalle; credi avere scampato l’idiota, ed ecco che ti coglie l’erudito. Ebbe ancora il buon senno di congegnar la sua macchina di maniera che ricevesse dal particolare carattere di ciaschedun possessore un movimento particolare. Chi è seccatore per Tizio, per Sempronio è una gioia. Dalla diversa maniera pertanto di premere, di torcere, di tirare, ne derivano movimenti più e meno veloci, più e meno efficaci, più e meno durevoli in tutto l’ordigno dello scampimetro. L’ipocondriaco preme d’un modo, l’uomo allegro d’un altro; il subitano a questa guisa, a quella il riposato: ognuno in somma dà alle proprie difese l’opportuna intensità ed estensione.
Interrogato da me il signor G. A. che premio si ripromettesse dagli uomini che aveva tanto beneficati col suo ingegno, mi rispose non altro che un’iscrizione nel cimitero della sua patria. Mi sono ingegnato di dettargliela, augurandogli tuttavia lunga vita; e la do qui sotto, invitan-