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rie relazioni coi loro fratelli, non se ne può pronunziare compiuto e sicuro giudizio. Tuttavia se ne possono trarre alcune conclusioni negative. Per esempio quel t così ruvido, quel g così floscio non entreranno mai a formare piacere; ove non fosse un qualche piacere affettato, un qualche giolito. Perchè devi anche sapere, che non potendo avere certe parole da certe lettere, si contentano gli uomini di alcune altre che rassomigliano a quelle. Non possono ottenere dolcezza, mancando loro una z? Si contentano di dolzore. E in questo caso anche le anticaglie vengono buone. L’amico sembrava che volesse continuare, ma io ne aveva udito abbastanza. E noi, gli dissi, che lettere vogliamo essere? — Via, mi rispose, usiamoci questo onore di crederci vocali, persone che possono stare da sè. — Alla buon’ora: e quali? — Un i, a modo d’esempio, e un o. — Sicchè uniti faremo...


LO SCAMPIMETRO.


Il signor G. A., uomo di buon umore, e veramente filantropo, al vedere come si vanno a’ dì nostri apprestando sempre nuovi aiuti allo scoprimento del vero e alle comodità della vita, attese, con quanto d’ingegno e di cuore la natura gli ha dato, alla composizione di una macchina di cui narrerò l’uso e l’intenzione; riserbandomi il descriverla ad altro tempo, quando