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covrarli. O quando anco possa credersi privilegiato di tanto, quei beni che aveva a principio acquistato senza fatica veruna, anzi diremo erano venuti spontanei di offrirsegli, que’ beni medesimi, a volerli riavere, gli converrà assoggettarsi al durissimo impero della severa Ciprigna, che nel caso nostro non voglio dire se sia la ragione, l’esperienza, o altra cosa; e addio sogni di un’anima inavvertitamente felice, addio beate illusioni che si dileguano a un lievissimo soffio, addio gioventù, addio bellezza, addio soave abbandono di tutta l’anima. L’incauta fanciulla ha dato ascolto alle parole susurratele dalle sorelle, armò di lucerna indiscreta la mano, volle guardare la felicità addormentata al suo fianco: scoppiò la favilla, sgocciolò il pingue umore (sceglietevi qual volete dei due, ch’è tutt’uno) e la felicità aperse l’ali, e il richiamarla è stoltezza.

Si dice comunemente che le disgrazie entrano per le finestre, o almeno che quando vogliono entrare, chi è saggio non si dà l’inutile briga di chiuder loro le finestre; ed io soggiungo che le fortune vengono anch’esse per la medesima strada. Fortuna e dormi, dice un altro proverbio. E a chi ha la Fortuna nella sua barca ogni vento è secondo, e chi la vuole detta in poesia:

Sempre ben balla a cui Fortuna suona.

Ma questa bizzarra Fortuna vuol far da sè, non