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lore, il telaio, o altro che si voglia, non hanno virtù di alterare siffattamente un buon naturale ch’e’ non si conosca. Lasciate adunque che il mondo faccia il suo ufficio; voi, signora mia cara, ricordatevi della lana che indossate, e scorrendovi sopra colle dita, addestratevi alla moderazione della povera agnella a cui fu levata.
Di ben altra virtù che non è stata la tua mi è tocco far uso, fu udito ripigliare una terza vocina, più penetrante, e, come suol dirsi, metallica che non era l’altra, e la partiva, a quanto parea, non so se dalla collana o dal braccialetto della signora. La signora dal canto suo si era acconciata a non udire più nulla dell’opera per quella sera, e la novità della cosa, almeno per quella volta, le dava minor fastidio che non era sembrato a principio. La voce metallica tirava innanzi: Sono venuti a trovarmi nelle viscere più cupe della montagna ove natura mi avea confinato. Ho veduto spaccarsi la falda petrosa che mi copriva; indi, uscito alla luce, non è a dire a quanti diversi lavori fossi assoggettato. Ma io non perdetti la mia naturale saldezza, tuttochè mi lasciassi alcun poco distendere e foggiare, quando dal martello e quando dalla ruota; ed ecco che ne sono riuscito caro e leggiadro arnese, ricevetti dal brunitoio tale lucentezza che mi lascia riverberare i lumi che mi stanno di fronte, e vagheggiare assai dalla lunge. Poichè hai voluto moralizzare sopra l’esser tuo, caro il mio sciallo, non voglio parere filosofo da