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duto volare più alto del capo di questa signora. Potrei nulladimeno essere ancora stimato buono a qualche cosa e recarmi in onore, se non fossero certe sciagurate fantasie di poeti che di me fanno immagine rappresentante quanto vi ha di più fatuo e volubile sopra la terra. O signora mia, fate voi le mie vendette, tornatemi la dignità che ho perduta; mostrate che io sono emblema di nobili pensamenti; che l’essere io tale, che un po’ di fiato mi soffia via, significa quanto le idee devono avere del sottile e del celeste, anzichè del terreno e del grossolano. Fate voi, pregovi, mia buona, mia bella signora... Continuava la povera piuma, quando la signora, stizzita che il nuovo predicatore le togliesse di udire alcuni trilli molto arrischiati, che in quell’ora appunti tentavansi dalla prima donna; crollò il capo molto scompostamente, dicendo: Che diamine di stravaganza e cotesta! Non basta agli uccelli di essere loquaci finchè sono vivi, anche morti trasfondono parte della propria garrulità alle loro code per annoiare chi le ha comperate a non lieve prezzo? Davvero che, se la cosa procede di questo passo, poche saranno quelle signore che vogliano mettersi attorno di tali seccature.

Pazienza! signora mia, pazienza! s’ode in questo soggiugnere una vocina melata, un po’ più giù della testa, e propriamente intorno al petto e alle spalle della signora. Che? anche il mio scialle che parla? Non era rinvenuta dalla ma-