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Qui posesi ad annoverare i piaceri di quelli che in tutti i tempi sono di buon umore. Bella casa, lauto pranzo, teatro, carrozze, villeggiatura, e continuava, e perdevasi, non però senza qualche sbadiglio, nella moltitudine de’ motivi che sono dati ad alcuni per esser felici. Gettavasi quindi colla fantasia in quel gran vortice di vita gioconda: adagiavasi sopra un divano, facendosi a palpare le frange mollissime che cadevano ai lati — e sbadigliava. Aveva negli occhi i graziosi disegni di una ricca tappezzeria, e i raddoppiati festoni di mussola rabescata che raddolcivano il troppo lume delle invetriate; sentivasi solleticate le narici dal profumo dei fiori e delle essenze disseminate per tutto l’appartamento, e le orecchie dagli accordi insinuantisi per tutta l’anima, che partivano da un pianoforte suonato nella distanza di qualche camera — e sbadigliava. Per torsi a quella incomoda successione di troppo languide sensazioni, balza in piedi, si getta sur un’altra seggiola; la fantasia gli si eleva, gli si riscalda, è a cavallo. La carriera è poco meno che disperata, quinci e quindi si vede fuggire le colline, il fiume, gli alberi, le case: l’impressione della corsa immaginaria si viene a mano a mano attenuando — e sbadiglia.
Alle corte: passeggia colla immaginazione per tutta la serie de’ piaceri, e a capo d’ognuno trova la noia e lo sbadiglio. Noia è la corteccia, la polpa, il nocciuolo d’ogni piacere. Provisi