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gnificare il merito dell’ultimo arrivato nel concorso delle cose stampate, senza voler parlare di più altre persone, che, qual a questo, qual a quel modo, aspettano dalla carta bianca la redenzione di molte pene che li travagliano.

Ma quella carta è pur alla fine stampata! L’autore vi ha fallite le sue speranze, in quanto che dopo la pubblicazione dell’opera non ebbe che censure, o la lode che ne ottenne non fu a grande pezza proporzionata alla sua aspettazione. Oh avesse a tornare da capo! Oh potesse radere quelle nere righe via dalla carta! Benedetta la carta bianca, su cui non possono i morsi de’ giornalisti, e i frizzi de’ legislatori delle conversazioni! E il tipografo? Il dabben uomo ebbe a soffrire le bizzarrie dell’autore, tutto quel tempo che la stampa è durata; e ad ogni foglio che toglieva al torchio per riporlo nel magazzino sentiva crescersi il cuore, fino al giorno in cui ordinò che si dessero fuori le carte colorate per le coperte. Fu quello il giorno che sogliono i muratori piantare di sopra la fabbrica il palo con la tabella inghirlandata di foglie, e cantare viva. Ma dopo quel giorno? Continue repliche di corrispondenti che non sanno che si fare del libro, che loro da mesi marcisce negli scaffali, dopo esser stato inutilmente esposto sul davanzale della bottega tra le novità, da più che una settimana. E le noie tollerate? E il capitale impiegato? Oh potesse tornar carta bianca quella sì alta massa di carta