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veggono solo il marchio del boia, il cieco Tiresia, che sa appunto quello che gli altri non sanno, ci deve scoprire occulte virtù, e motivi ragionevoli di commiserazione.

E che vorrà dire la ragazza che il profeta si prese a guida, dacchè gli occhi cessarono di fare l’ufficio loro? Anche quella ragazza ha la propria significazione. Sapete chi sia la guida dei nostri indovini, accecati nei loro giudizii? Niente più che una grama ragazzina. Lo sfaccendato visitatore, la femminetta cianciera, la stupida fante, il putto che non sa riferire un’ambasciata senza alterarla, a dir poco, nei quattro quinti. In queste impure pozzanghere riempie Tiresia come spugna il proprio cervello, e ne spreme quindi que’ suoi prolissi cicalamenti a danno dell’altrui onore, e a dilettazione della malignità che lo ascolta con tanto di bocca e d’orecchie, come fosse pioggia di manna o di coturnici quello sconcio profluvio di maldicenza. Date un’occhiata a quella ragazza che si tiene ai panni del profeta, e gli dice: maestro, ora conviene dar volta, qui alzar il piede perchè c’è intoppo di sassi; là smonta il cammino, più oltre risale. E se il maestro facesse il sordo, il vedreste in poco d’ora per terra, sicchè gli conviene condursi a modo della fanciulla. Quelle tante chiacchiere, ch’egli v’infilza così bravamente, le ha raccolte qui e qua, e cucite insieme senza giudizio. Sono merce acquistata nell’oscuro fondaco del barbiere, del sarto; il facchino e la fanticella ci hanno la loro parte.