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nobbero; sono dessi, i fratelli! Ma il sacerdote è nel mezzo; ha le mani alte, e nelle mani alcun che di misteriosamente tremendo. Prodigio! Diresti che gocciasse sangue, vivo sangue: appunto come sul Golgota. L’organo ha cessato le sue melodie: odi un confuso stridore come d’arpa cui rimangano improvvisamente spezzate le corde. Il sacerdote continua imperterrito il suo sacrifizio.

Sonosi uccisi? Fuggirono. Quell’odio sì antico, sì traboccato, ebbe a ritegno l’altare. Fuggirono; si erano trovati dopo sette anni, forse non si ritroveranno mai più. Partirono un verso oriente, l’altro verso occidente: il giro della terra è assai vasto, e movendosi con direzione opposta, hanno molto che fare prima di rincontrarsi. L’aure ritornarono a poco a poco odorose, la voce dell’organo si rifece soave. Solo al di fuori rimane ancora una livida traccia ne’ due opposti lati per dove passarono i truculenti, e di lontano direbbesi che si facesse udire la fuga affrettata di due cavalli che galoppano per opposto cammino.

Sette anni dopo, nel tempio stesso, a quella stessa ora, quando celebravasi il sacrifizio, l’uomo di sangue è rientrato. Ma il rivale? È lì ginocchioni nell’attitudine stessa di compunto raccoglimento. Questa volta la misericordia non vale: il tempo, anzichè attenuare, ha rincrudito la rabbia. Si avventa, ma il braccio fratricida non trova che una tomba, e un’immagine d’uomo, che