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scabro e sporgente; richiesero una vecchierella, che seduta nella sala terrena, e intenta a filare colla compagnia di quattro o cinque pulcini che le pigolavano intorno, mostrava di essere la guardiana, volesse loro concedere di vedere il tanto che si poteva di quella nobile fabbrica. Vadano, disse la vecchia, senza rimanersi dal lavoro. Poi, come pentita, e alzando la voce: Pierina, bada a questi signori che vogliono vedere il palazzo. Nonna, rispose d’alto la Pierina, e si udiva un affrettato calpestio di zoccoli che annunziavano l’arrivo della fanciulla.
I due viaggiatori poterono a loro bell’agio spaziare un buon paio d’ore, per una lunga fila di camere, qual più, qual meno grande, ma tutte spiranti la magnificenza e il vario gusto di un altro tempo. Le allegorie e le storie dipinte nelle pareti e ne’ soffitti, gli emblemi e i trofei ond’erano fregiati gli stipiti e le cornici, porgevano abbondevole materia alle curiose domande del nipote e alle erudite risposte dello zio. Sarebbero materia a un bel dialogo sull’andare di quelli del Vasari, o a una bella descrizione del tenore di quelle dell’Ariosto: ma credo che i miei lettori si contenteranno ch’io lasci loro aperto questo bel campo alla fantasia. Terminato l’esame non solo di quanto vi aveva nell’interno dell’edifizio, ma di ciò ancora che presentavano di considerevole gli ampi cortili, e la chiesetta, e ogni altra fabbrica attigua alla principale, si ricondussero sulla via, non dimenti-