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DUE PALAZZI.
Idillio.
Cleonimo e Diotimo, zio e nipote, viaggiatori pedestri, arrestaronsi l’autunno passato, in una villetta, che ad altra stagione ebbe grande celebrità per la copia delle nobili e agiate famiglie che usavano di passarvi a diporto alcuni mesi dell’anno. E come sogliono i viaggiatori pedestri, indugiandosi a contemplare ogni cosa, e a farvi sopra un po’ di discorso, più che altrove fermaronsi dove la via era fiancheggiata da due palazzi, uno a destra antichissimo, l’altro moderno a sinistra.
Il primo aveva le muraglie storiate da bellissimi a freschi, dico bellissimi per quello che se ne poteva congetturare dai capi mozzi, dalle braccia, dai piedi, staccati dal resto della figura, e rimasti intatti, come isolette in una carta geografica, tra il calcinaccio della sottoposta intonacatura, su cui il tempo, non contento di aver portato via la bella corteccia, continuava ad esercitare l’avido dente. L’architettura tirava al gotico nelle parti più antiche dell’edifizio, dacchè vedevasi in molte parti essere state fatte delle giunte, con gusto d’arte meno decrepita. Avvicinatisi alla porta principale, che avcva un largo sogliare finissimamente intagliato, se non che nelle parti più basse i ragazzi eransi provati a tor via tutto ciò che vi aveva di