Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
295 |
andassi smarrito alcuna volta in paese non conosciuto, mi sapessi cui richiedere d’asilo e di mensa? Si rivolse il viandante a quelle parole, e l’aspetto di lui si mostrava notabilmente cangiato. Pareva che i solchi del suo dolore si fossero tutti riaperti in quel punto, e la strana costernazione dell’anima improvvisamente diffusa in livide strisce sulla sua faccia. — Il mio nome? proruppe dopo un amaro sorriso: è maledizione il mio nome. E la mia mano imprime la distruzione in tutto ciò a cui ella si appressa. Vedi qua! In così dire toccava colla destra un vecchio tronco di sicomoro, e il tronco strideva, e al ritrar della mano mostravasi tutto abbrustolito in quella parte dov’era rimasto tocco. Ircano non osava soggiugnere interrogazione, e ripeteva tra sè medesimo: Chi sarà egli costui?
L’interno discorso fu inteso dallo sconosciuto, che fattosi un po’ più d’appresso ad Ircano gli disse: — Oh! lascia che io mi rimanga sconosciuto e ch’io mi parta senza essere da te maledetto. Quando i miei figli levarono la mano a percuotermi, e i figli dei miei figli anelarono al sangue dell’avo, come fa il cacciatore al sangue della belva, che devo io pensare di te che non mi hai più veduto? Io non ho albergato nella tua capanna perchè i miei sonni sono terrore. Che dico sonni? I miei occhi non si chiudono mai, mai a dormire; ma quando il cielo si annera, si aflìssano immobilmente a guardare verso oriente, di dove sale al mio sguardo alcun che di