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vita, ricordandoti sotto altro cielo, e in mezzo altre genti, quel cielo, quelle donne, quei balli.

Filippo, francese di nascita, condottosi in Catalogna per non so che suoi negozii famigliari, si abbattè ad una di quelle donne, la vista delle quali segna il cominciamento di una nuova era per la vita di un giovane. Non so se ad uno di que’ balli, de’ quali si è detto, o in altro luogo, ma lo scontrarsi degli occhi di Filippo in quelli della Catalana ebbe tutto l’indefinbile affascinamento che la parola simpatia non esprime che molto imperfettamente. Sembrava loro di essersi altra volta veduti, eppure quel loro vedersi aveva tutte le lusinghe della novità; credevano leggersi scambievolmente nei cuori traverso un’occhiata che ne era la manifestazione, e tuttavia mille dubbii e mille contradditorii giudizii insorgevano loro nell’animo; avrebbero voluto rimanersi lì fermi tutta la vita, e un senso irrequieto di avida curiosità in pari tempo gli stimolava a partirsi, per poi tornare ad accertarsi se quella prima unanime gioia che gli inebbriava fosse accidentale, o altrimenti. Misteri di un primo amore, cui tanto vale l’intendere, quanto il togliere ad esso i più cari de’ suoi prestigii.

Non diremo le reciproche interrogazioni fatte da’ due giovani a sè medesimi, i diverbii col proprio cuore; diverbii, o meglio soliloquii, ne’ quali la giovanile inesperienza, credendo di ritirarsi da un primo passo già fatto sulla via delle pas-