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noscete nessuna città di questo mondo il cui nome cominci con una tal lettera? Reginaldario era provveduto di qualche commendatizia; ma più ancora che di commendatizie, di buone cambiali. Non amava i Ciceroni di piazza, e compiacevasi, poichè non aveva fretta, di urtare, come a dire, per caso nei capi lavori d’arte che, dal più al meno, ci sono in ogni paese. L’età di Reginaldario si poteva computare che fosse sopra i trent’anni, l’umore traente al malinconico. Si trovò sul far della sera in una chiesa, e si accorse di una donna, che a pochi passi da lui se ne stava inginocchiata a pregare. Uno sconosciuto e un’incognita che s’incontrano in una chiesa sono materia bastante a fabbricare una novella: peccato che siano cose alquanto vecchiette! Ma che colpa ci ho io se gli uomini, le donne e le chiese non sono moderne?

Reginaldario non erasi condotto nel luogo sacro propriamente a pregare; ve lo aveva tratto la curiosità di vedere se nulla ci avesse là entro di considerabile in fatto d’arti, allettato dall’aspetto esteriore della facciata. Non crediate per questo che ad altre ore non entrasse con altre intenzioni; perchè Reginaldario, in onta ai suoi trent’anni, alle sue cambiali, ai suoi viaggi, e al suo nome poco ortodosso, non era già miscredente. Arrestò l’occhio a principio sopra la donna, non per altro che per non aver nulla di meglio da guardare all’intorno; ma in breve fu a tale che non avrebbe saputo spiccarlo da lei