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precetti del Cielo sono sempre d’accordo. Il dialogo tutto di questa giovane e del prelato può immaginarsi; a me basta averla mostrata a’ suoi piedi, aver accennato che Policarpo non mancò di farle tutte quelle interrogazioni che voleva il suo caso, di tutte raccogliere le notizie ch’erano necessarie a porvi rimedio, e conchiuderò colle parole ond’egli si accomiatò da Felicita dopo un colloquio di ben due ore: Figliuola mia, voi avete parlato nella sincerità del vostro cuore; nulla è quello ch’io possa fare, o che far possano gli uomini tutti per voi, rispetto a ciò che potete attendervi di lassuso. Pregate, pregate; avete bene cominciato, diffidando di voi, rassegnandovi, sofferendo: presso a poco rassegnarsi e soffrire è la vita di tutti; il diffidare la più utile virtù, il pregare il più dolce conforto. E non voglio tuttavia che disperiate; anzi sperate. Il giorno della vostra professione è imminente; non vi atterrite. Su quell’altare, a’ piedi del quale non voleste portar lo spergiuro, vi è Dio. Al fianco vostro vi sarà il suo ministro. Venite sicura; e Dio, oggi e quel giorno, vi benedica.

Partì. Felicita comprese di aver fatto bene a rivelare il suo cuore a Policarpo; il comprese a quell’intima soddisfazione che le serpeggiava per tutte le viscere. Potè ricrearsi della vista dell’orto, cambiar parole colle sorelle, e quella che tiene dietro al colloquio col prelato fu la prima notte ch’ella dormisse. Doveva naturalmente il