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te far arco della persona mentre gli occhi le scappavano della testa... ma non fu che una volta, e rientrata nella sua cella non mise più piede nell’orto dopo quel giorno. Ella era veramente religiosa Felicita; e la disperazione non potè prenderle addosso tanto campo da escludere affatto la confidenza in Colui che avvalora i deboli e solleva i prostrati.

Venne il prelato a far la visita del convento, e dovette esserle mostrata fra le novizie quella particolarmente cui non mancavano che pochi giorni alla professione. Il prelato era d’animo retto e di pronta intelligenza: serpe e colomba, come si vuole dalle Scritture. Il nome del rispettabile uomo sarà da me taciuto, come tutti gli altri, e la novella il chiamerà Policarpo. Policarpo visitò adunque il convento e vide Felicita. Una fanciulla, dicevagli l’abadessa, nata fatta pel chiostro; una vocazione delle singolari. E il prelato taceva. Suor Giovanna, già m’intendete, gli è questo il nome dell’abadessa, faceva i suoi racconti al prelato di buonissima fede. Per verità Felicita nulla avea fatto trasparire del suo disamore pei voti, ed era delle novizie la più mansueta, la più taciturna, la più sofferente. Mattiniera fra tutte, (non dormiva presso che mai la meschina!) sorgeva ad orare, e avviavasi quindi alle incumbenze della settimana, come si fa ne’ conventi. Appartavasi dalle compagne nell’ora de’ passatempi, e invitata dalla superiora vi prendea tal parte che ben si