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sapete trovarle nel vostro cuore, e me ne rallegro con voi, cercatele negli altri, e nella innumerabile varietà dei caratteri possibili a manifestarsi in questo o in quest’altro individuo. Leonardo voleva Felicita monaca, e Felicita voleva Saverio a marito.
Felicita aveva pregato e ripregato Leonardo, e Leonardo sempre saldo come un macigno. E perchè mai con questa avversione allo stato monastico si è lasciata condurre al convento, ed è giunto non più che una settimana discosto il giorno della professione, che già l’abadessa si crede ch’ella pronunzierà i voti; e presso che tutti gli apprestamenti per la festa del vestimento si sono fatti? A questo io posso rispondere: Felicita era d’animo dolce, affettuoso e pio veramente. Aveva voluto lottare colla sua passione per quanta forza le poterono dare il rispetto e l’amore dovuti al padre, la diffidenza di sè in affare di tanta importanza quale si è lo scegliere fra tutti quell’uomo con cui aver a condurre inseparabilmente la vita. Aveva, dico, voluto lottare, aveva lottato per quanto le convenne rimanere novizia. E le monache, che vedevano soltanto l’esteriore rassegnazione e nulla sapevano della interna battaglia, avevano preso concetto di Felicita come di santa, o poco meno. E certamente, se il patire è da santi, Felicita non era immeritevole affatto di quel loro sì buono concetto. Povera Felicita! Passava tutte le notti vegliando, ed incessantemente domandava