Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
247 |
racconto. Bensì vi prometto di tenermi entro i limiti d’ogni possibile brevità per cui lascio stare l’esordio, e vengo senza più alla novella.
Fu mandata dal padre suo nel convento di *** una giovinetta di forse diecinove anni, perchè compiuto il noviziato vestisse l’abito monacale e pronunziasse i suoi voti. Chiameremo quel padre col nome di Leonardo (avesse o no questo nome, lo chiameremo con questo), e la fanciulla sarà da noi detta Felicita. Ora Felicita non era gran fatto inclinata a farsi monaca; fra le altre ragioni perchè aveva veduto un giovane di ventitrè in ventiquattro anni che gli era paruto assai bello, ed uditolo alcuna volta favellare gli era paruto che favellasse assai bene. Essa nobile e ricca, nobile e ricco al pari di lei era quel giovane, e l’averlo sposo sembravale miglior cosa, e più rispondente a’ suoi desiderii, del vestir l’abito monacale. Ma il padre, come s’è detto, amava che fosse monaca, ed era venuto in questa determinazione appunto per quel motivo, che doveva meno di ogni altro a ciò consigliarlo, ed era perchè quel giovane piaceva a sua figlia. Dovete sapere, che, bello e assennato ch’era paruto quel giovane a Felicita, bello e assennato egli era veramente. Nobile, ricco ch’egli fosse ve l’ho già detto. Perchè dunque discordava Leonardo da queste nozze? Leonardo aveva un’antica animosità colla famiglia del giovane: battezziamolo una volta ancor esso! e d’ora innanzi si chiami Saverio. Leo-