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sull’ingegno e lo intimorisce. Egli non s’invia alla sua meta, sia pur franco di cuore e confidente nelle sue forze, che ritardato da impedimenti e tremando; il suo corso è sempre attraversato da precipizii, e, il più che far possa, a capo del viaggio s’applaude d’averli varcati felicemente. Il profeta porta seco nella sua missione un forte argomento perchè le genti gli porgano orecchio, abbia pure incolta la barba e sdruscito il mantello. Non cerca parole per allettare, gli basta aver detto il suo fatto senz’altro; e chi non l’ha voluto ascoltare, suo danno. Parla chiuso e riciso; si affannino gli altri a diciferarne gli enimmi. Quella densa nube, che vela il suo discorso, è tratto tratto interrotta dai lampi ineffabili della divinità. Il soggetto cui svolge è sì alto, che le parole ornate vi perdono e le umili vi guadagnano, e mutano tutte natura. Sa che i suoi detti saranno accolti quasi altrettanti oracoli; e beato a chi gli avrà intesi a dovere!

E non era il paese degli Ebrei capace di esagitare un’anima suscettiva d’ispirazione? Non somministrava alla fantasia bastante materia d’immagini e di similitudini? La fantasia umana s’infiamma alla vista degli oggetti corporei; poi, dalle regioni del visibile spiegando arditissimi voli a quelle dell’invisibile si spazia ed allarga per esso, non più impedita dai sensi; e, racquistato tutto il suo originario potere ed attività, si ripiega su gli oggetti materiali, e gli scompone e