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e proprietà nelle parti minute dell’opere loro; gli scrittori a noi più vicini hanno introdotto il pessimo costume degli adornamenti posticci, onde ne venne quell’aria di affettazione che non può a meno d’infastidire. Mi farò sugli esempi a riuscire più chiaro. Quando trattasi d’immagini e di similitudini, i Greci e gli antichi, dei quali si è detto, non escono, o raramente, del loro paese; quando trattasi di allusioni e di esempi non mai o raramente si allontanano dalle domestiche storie e tradizioni. È questa regola osservata da essi scrupolosamente, e violata quelle alcune volte soltanto che trattasi d’incutere o meraviglia o terrore con pittura di cose o di avvenimenti insoliti e lontani. Se non era vile e stucchevole per quelle genti ciò tutto che aveano continuamente sott’occhi, perchè non potrà dirsi di noi il somigliante? Piacerebbemi che certi sottili dottori mi dessero la soluzione di questo problema. Ma il freddo poeta, adulatore, venale, che non ha succo nè sangue, va accattando magnificenza da siffatte meschinità. Sprovveduto d’ispirazione (e come può averne chi sagrifica il decoro dell’arte al turpe bisogno?) ha ricorso all’erudizione, e parla di cose straordinarie e lontane perchè i potenti ed i ricchi ch’ei loda spalanchino tanto d’orecchi ad udirlo; in questo ancor non dissimile dal cerretano, che, montato sul palchetto, fa mostra alla numerosa adunanza di pietre e radici recate dall’altro mondo, e dice d’essere stato qua e là,