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alla materia religiosa. Spiacemi dover convertire in accusa dell’amico mio una dimostrazione ch’egli mi diede di affetto, intromettendo il mio nome nelle divote canzoni; ma ciò ancora, oltre al resto, viene a corroborare quanto ho detto poco prima circa l’intendimento del traduttore. A dichiarare il disegno di lui mirano per la più parte le brevi prose da me poste innanzi a ciascuno dei salmi. Associandomi al Pezzoli in quella impresa, ben lungi che volesse egli solo incaricarsi della poesia, lasciando a me le spinosità del commento, come da taluno si scrisse, io stesso ho fatto cessione all’amico di quella parte di lavoro che sarebbe stata la mia, secondo aveva egli divisato a principio, e tutto mi ristrinsi alle annotazioni, accorgendomi, ch’ove fatica assai difficile per un solo il volgarizzamento del Salterio, impossibile sarebbe stata per due. Quanto ho finora osservato circa i difetti di questo lavoro, mi assolverà spero dalla taccia di parziale se soggiungerò adesso, che, in onta a que’ difetti, la traduzione del Pezzoli vuolsi avere per la migliore di quante comparvero finora in Italia. V’ebbe chi in alcuni salmi adempì l’ufficio di egregio traduttore, e fu il Casarotti, a cui le Poesie bibliche saranno lungamente superstiti; ma, tolto questo, che, come dissi, soltanto alcuni salmi tradusse, qual altro volgarizzatore vorrà contrapporsi al Pezzoli? Forse il Mattei, che colla sua dilombatissima poesia ha prestato a Davide e a Salomone il linguaggio e le cantilene delle Se-