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te soggetto de’ suoi pensieri, e il genio che lo animava a comporre. Un sermone che non manca di bellezza, ma che non discorda colla stravaganza della trattazione da quella promessa dal titolo, il Misostravo, intitolò al professore Giovanni Bellomo, di cui molto ebbe in pregio l’amicizia, e a cui ricorreva per consiglio assai di frequente. In questo sermone assai bizzarramente al linguaggio della Bibbia e de’ Padri trovansi frammischiati il frasario e le uscite dei satirici, e chi si piace di singolarità non ha certamente gran fatto a desiderare dopo questa lettura. Meno ridondante d’indignazione, e oltre a ciò con meno disgustoso accozzamento d’immagini religiose e profane, è un altro sermone diretto a monsignore Antonio Moschini, benemerito oltre ogni dire di questo Seminario, e assiduo e intelligente cultore della patria letteratura e delle arti. In questo sermone, preso argomento dalla festa del beato Girolamo Miani, si pungono i vizii opposti alle virtù praticate da esso beato, di cui veramente l’evangelica carità ebbe pochi apostoli più operosi ed esemplari.

Cominciata qualche anni addietro, seguiva egli pure di questo tempo con molto calore la traduzione delle lettere di san Girolamo; ma nemmen questa condusse a fine, e fu tra le scritture che condannò negli ultimi giorni di sua vita alle fiamme. Sconfortavasi lungo il lavoro che lo stile non ritraesse la bella e faconda semplicità dell’originale; e per altra parte dis-