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principale scrittore che in questo genere possa vantare l’Italia. Appassionato veneratore del Chiabrera, non so non sentire la inferiorità somma de’ suoi sermoni, paragonati a quelli del Veneziano. Ma di questo ancora può dirsi che toccasse la meta a cui forse era condotto dalla felicità del suo ingegno? Che cosa è la satira tra le mani del Gozzi? Sa ella altro, pressochè sempre, fuorchè far carezze e ghignare? Tolga Iddio che io desideri imitatori al Caccia ed al Dotti, e a quel trapassato di fresco, di cui trovo detto, da cui seppe descriverlo sì egregiamente, ch’altri certo non potrà meglio, essere state tutte mortali le sue ferite, e le sue forme del dire sentir troppo della turpe palestra ne’ cui esercizii furono apprese; tolga Iddio, lo ripeto, che io mai ciò desideri; ma se la satira deve essere necessario supplemento alle leggi per tutti que’ casi ch’esse non possono antivedere, o per tutte quelle persone cui non giungono a gastigare, sarà mai da dirsi che, qual fu trattata dal Gozzi, adempisse al suo uffizio? Lo adempie, con sotto gli occhi l’aspetto di un tempo e di un popolo, nei quali, è pur forza di confessarlo, se non le ferocie, le schifosità degli ultimi tempi del romano impero vennero ricopiate? Ridicola esagerazione fu quella del Byron, che arrivato, tutt’altro che con animo e veste di penitente, e adagiatosi più anni nella nostra città, ebbe indi a chiamarla Sodoma dell’Oceano; egli, che, quand’anche ciò fosse, di questa Sodoma