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quella distanza, e sotto quel punto di luce a che il condannarono i varii accidenti della sua vita. Ciò posto, di questa parte de’ suoi studii, in quanto almeno la principale, mi si permetta discorrere con qualche riposo.

IX. DELLA SATIRA ITALIANA.


La satira italiana, come da tutti si sa, non è stata mai tale che desse alla nostra poesia quella fama e quella quasi dirò insuperabile eccellenza, che in presso che tutto il resto i meno invidi o meno ignari anche de’ forestieri ci accordano fra le nazioni moderne. Molte ragioni potrebbero addursi di ciò; ma non essendo qui luogo a dettare un trattato, o a comporre una critica storia della poesia, ci limiteremo a conchiudere: ch’ove non fosse sorto il Parini, porteremmo invidia per questo conto agli stranieri, ed era questo l’alloro, come il Parini stesso scriveva in proposito della tragedia all’Alfieri, che unico mancava al glorioso crine dell’Italia. Ma la satira del Parini tutta aggirandosi sopra un’insistente ironia, che assume varietà e si lascia trattare a dilungo attese le inesauribili grazie di uno stile e di una poesia a cui non altro seppe apporre la critica salvo la soverchia elezione, questa guisa di satira, dico, usurpa i diritti della didattica, e nessuno, ch’io sappia, ha voluto chiamare i tre immortali poemetti o satire o sermoni propriamente. La satira italiana, pren-