Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/180

172

caboli oltramontani, che in esso venivansi travasando da ingegni per altra parte molto autorevoli e benemeriti delle scienze, in Venezia un’accademia istituivasi, rivolta a por argine a quella pericolosa inondazione, e a porre in salvo questa nobile parte della nazional gloria, inculcando lo studio degli antichi scrittori, e ritraendo, secondo la varia misura degl’ingegni, le grazie di quelli nei propri dettati. E tanta fu la severità di quella adunanza, distinta da nome scherzoso, come non più che da burla n’erano stati gli esordii, che lo stesso Goldoni non valeva colla soverchianza del proprio merito a farsi perdonare il poco buon gusto in fatto di lingua. Di che potrebbe cavarsene materia di paragone cogli accademici di Firenze, che chiusero gli occhi alle intrinseche e frequenti bellezze del Goffredo, per usar l’ugne e le zampe sui piccioli nei qui e qua sparsi nell’abbigliamento esteriore del grande poema. Ma siccome vuole ragione che, confessato il torto dei Fiorentini in quella censura, si accordi loro la competente porzione di stima pel moltissimo che operarono in favore della bella lingua comune; così, rimproverate ai Granelleschi le troppo acri parole onde aspreggiarono la pacifica anima del sommo comico, è secondo ragione che si accordi ad essi quel tanto di gratitudine che si meritarono le loro fatiche, e l’instancabile loro zelo nel promovere lo studio dei purgati scrittori. Convennero infatti in quell’accademia e i Gozzi, e i Farsetti, e il De Luca, di