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quello ch’egli chiama suo amico; crederebbe male speso quel poco del proprio fiato che ci volesse ad ammorzare l’incendio. Solamente, saranno due anni, s’è visto sbalzare in piedi di notte, ed uscir sulla strada a chiamare soccorso, perchè appunto la casa d’un suo amico bruciava. E le belle massime di carità che l’egoista sciorinava in quell’ora! Lo avresti detto marcito nello studio del Vangelo e dei Padri. Ma la casa dell’amico era molto vicina alla sua, e di qui, puoi ben credere, tutto il fervor del suo zelo. Fu rappresentato da non so qual pittore l’emblema dell’egoismo in un tale, a cui occorrendo a chiudere un buco delle proprie calzette quell’unico filo di seta che sosteneva la terra, dà l’animo di tagliarlo, e provvedere al difetto della toilette colla rovina del mondo. Ed io crederei, che se a far compiuta la propria parrucca mancasse a taluno di questi Narcisi quell’unico aureo capello, a cui finsero talvolta gli antichi stesse attaccata la vita delle persone, egli non si rimarrebbe dal tagliarlo su qualunque testa il trovasse, fosse pur quella di sua madre. L’emblema immaginato da quel pittore ha questo ancora di buono, che mette l’egoista fuori del mondo, quale egli appunto si trova coi suoi pensieri, considerando egli sempre sè stesso come affatto disgiunto da tutti gli uomini e da tutte le cose.
Questo immoderato amore di sè assume diverse sembianze, e si colora per guise infinite. La