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diffusione ove altri forse avrebbe stimata conveniente la brevità, e così del contrario. Per questo stesso motivo, oltre che ai manuscritti e alle stampe, avrò ricorso alla memoria, calda ancora e improntata de’ recenti vestigii in essa lasciati dall’uomo che imprendo a descrivere, studiandomi in tal maniera di ricomporre in un tutto le sparse reliquie da me potute raccogliere in oltre a sedici anni di molto intima consuetudine. Di che apparecchiatevi ad udire le intenzioni compagne al Pezzoli ne’ suoi lavori, e fra questi, oltre i pubblicati e gl’inediti, ricordati altri ancora i quali soltanto ideò, o compiuti non rese, o, compiuti che gli ebbe, volontario distrusse; e parlarvi delle più notabili mutazioni accadute nella maniera sua di sentire e di giudicare, secondo la presa che fecero maggiore o minore nella sua anima gli avvenimenti de’ quali fu testimonio, e gli uomini co’ quali visse. Richiamerò a questo fine alla mente i colloquii non infrequenti con esso avuti, rifarò colla immaginazione i passeggi ne’ quali io l’ebbi a compagno, rientrerò con mestissimo desiderio le stanze da esso abitate a diverse stagioni, e nelle quali ero solito di visitarlo, rimanendomi colla penna sospesa ad interrogar lui medesimo, quasi fosse presente e potesse rispondermi. Amaro e dolce uffizio ad un tempo! pel quale mi conviene affacciarmi a molte illusioni dell’età giovanile, e molte risuscitare di quelle speranze che il tempo ha sbandite per sempre dalla mia