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ta da Maria del Pargoletto divino al santo uomo Simeone, che in veggendo compiute le profezie, e nato quel Cristo, ch’era il desiderio di tutte le genti, apre l’anima esilarata ad un cantico, che il più sublime congedo può dirsi che fosse mai preso dal mondo. Il santo uomo ha le vesti sacerdotali, e propriamente del vescovo cristiano: stravagante ostinazione pittorica nel ritrarre a quel modo Simeone, che non era nemmen sacerdote. Ma forse a quella visita portentosa, a quel cantico tanto solenne, fu creduto sconvenire ogni altro men augusto paludamento. Soverchia sempre la descrizione, in questo caso si farebbe insopportabile, quando stavvi il dipinto davanti gli occhi. Contentatevi dunque che io vi riferisca il giudizio dei professori in quest’arti, che dicono molto ritrar questo quadro del rafaellesco. Badate, non foss’altro, a quella donna che con atto di modesta curiosità alquanto dolcemente si ripiega nel collo a guardare, e succede prima alla Vergine. Ella è pur la stessa che può vedersi con aspetto di più gioconda bellezza fra il celeste tripudio delle undicimila; con questo però, ch’ivi la chioma scorrente in morbide anella accarezza la guancia freschissima, qui severamente è raccolta dopo l’orecchio, come ancora partecipe alla penitenza del mondo. E vorrei consideraste i tre putti de’ quali uno soffia

    solitamente i discorsi nel giorno della solenne distribuzione dei premii.