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to. A Mida, giudice iniquo e balordo, crebbero le orecchie, ma vedete che ne ottenne anche abilità di mutar in oro tuttociò che gli passava per mano; e a chi voleva dir male di lui conveniva nascondersi sotto terra, e far sì che parlassero in sua vece le canne. A tutto questo ponendo mente, mi parve che si potesse comporre un libretto col titolo Mitologia del secolo XIX, e che ciò che rifiutavasi dalla poesia sarebbe accolto dalla prosa, e fatto soggetto di qualche non disutile osservazione.


I. NARCISO.

Bada al Narciso che passa, mi disse l’altrieri, tentandomi di costa, un amico, col quale camminava la piazza. Giro l’occhio a guardare su quante persone più posso, e davvero non ce ne trovo nessuna alla quale riferire quel detto. Figuratevi! era appena terza; in quell’ora i Narcisi fanno tutt’altro che camminar per le strade; quella è ora da uomini da faccende, che portano il carico della vita, e mangiano il pane dell’esilio bagnato dal sudore della loro fronte. Alle faccende de’ Narcisi non occorre l’occhio del sole, e vanno più volentieri attorno la notte. Dissi adunque all’amico: che Narciso? io non so di chi mai tu mi voglia parlare. E l’amico: non vedi in quel canto quell’uomo inferraiuolato, che appunto adesso si è fermo a discorrere con quell’altro, che allunga il collo e stri-