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sieri dall’aule romane, e il gastigo del sasso senza posa picchiante, a domargli nell’animo la rinascente memoria delle romane matrone: in questa storia, dico, tanto commovente e tanto istruttiva, tacerò del leone da cui fuggono i padri atterriti, e della vota seggiola che il santo dottore era solito di occupare nelle dotte e religiose sue veglie1. Nè questo silenzio deriverà punto da poco merito che ci abbia in quei quadri, sì bene dal bisogno in cui sono di immorare alcun poco su quella copiosissima storia della sant’Orsola che in queste stesse sale, chi voglia, potrà a parte a parte considerare2.

Qui la ricchezza trionfa dell’invenzione del nostro Carpaccio. E domanderò prima in grazia alla critica del mio secolo di non sorridere, quando vegga, secondo la innocente credulità de’ leggendarii, raffigurata la storia della santa eroina e delle undicimila sorelle. Non troppa dose d’in-

  1. I quadri sin qui ricordati, sì quelli che rappresentano fatti di s. Giorgio, sì gli altri che di s. Girolamo, stanno nella scuola di s. Giorgio a santo Antonino.
  2. Furono dipinti gli otto gran quadri che compongono la storia della sant’Orsola per la scuola che intitolavasi appunto da questa santa. Ora i quadri suddetti si veggono nelle sale della imp. reg. Accademia di Belle Arti, tolto uno non ancora condotto a tale da poter essere esposto, ed è quello che figura il Sogno della Vergine.