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per altro ha destinazione sua propria nascendo; i sommi ad istruire gli altri e tormentare sè stessi, i mediocri a tormentare gli altri e far sè stessi contenti, la moltitudine ad ammirare chi la sbalordisce e credere a chi la inganna. Di questa sventura sentì meno il Carpaccio a’ suoi tempi.
L’arte della pittura quando egli nacque poteva dirsi appena uscita della primitiva rozzezza, ed ebbe quindi agio a vagheggiarla nelle sue più vergini forme, ritraendo piuttosto dalla natura che da’ suoi copiatori. Ove non si leggesse appiè de’ quadri tracciato per mano del pittore l’anno in cui furono condotti, basterebbero a farne indovinare presso a poco l’età alcuni caratteri particolari agli esordii dell’arte. Nè già intendo di quei caratteri che ad essere convenientemente stimati domandano l’occhio esperto dell’artista che sa distinguere dalla vera ingenuità l’affettata, dalla voluta semplicità dei partiti la necessaria, proveniente la prima da naturale innocenza d’idee, da povertà la seconda; di que’ caratteri parlo che, a chi eziandio non sia pittore, balzano all’occhio e per questo alla mente senza ritardo. La pittura ne’ suoi primi tempi ebbe sempre alcun che di ampio e moltiplice, e dirò ancora successivo nelle rappresentazioni, di cui quanto più si va addietro tanto più spessi e palesi si trovano esempi. E questa osservazione non solo all’arti del disegno, ma a tutte ancora potrebbe distendersi, e trovarsene più che altrove sensibilissime pruove nella drammatica. Mi con-