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a disaffezionarvi agli studii con fastidioso lamento. Non mancano, no, conforti all’artista, e tanto maggiori quanto più la sua devozione all’arte sia piena e continua. Che in quella stessa ansietà indagatrice, con cui agogna salire di grado in grado fino all’ultima cima del bello, è riposto il diletto vivo e profondo della sua anima, e perchè l’idolo delle sue concezioni gli fugga sempre dinanzi, ed egli affannosamente lo insegua, colla mente sensa posa assillita, non per questo ei ristà dall’amarlo, e l’amore il desiderio, e il desiderio alimenta la speranza instancabile, onde l’intelletto avvalorasi nelle penose ricerche; e l’intero universo, così il sensibile come l’immaginato, aprendosi a lui dinanzi, il compensa dei patiti travagli e degl’indebiti oltraggi; e, messo di fronte al conquistatore, può rispondere alle insolenti profferte di chi si crede possessore del mondo perchè lo insanguina e lo divora, quel che il Cinico disse al Macedone: lasciami il sole. Di questo sole ch’è sua ricchezza, e da cui deriva la vita e i colori ai suoi quadri, e di tutti gli aspetti della terra e del cielo che riproduce nelle sue opere, egli è il vero posseditore, e questa ricchezza non può avervi chi gliela contenda, molto meno chi gliela possa rapire.

Che s’io mi studiava tracciarvi la vita interiore dell’artista, non credo essermi punto dilungato dal mio soggetto; chè anzi l’entrarvi, come a dire, di balzo e senza preparazione veruna, avrei stimato non picciolo errore. Ma a quelle condi-