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importanza e splendore pel suo discorso. Ma sarei disingenuo del pari se non confessassi che un’altra guisa di timore mi soprapprende, il quale quanto sia lontano dalla trepidazione immaginata ad accattarsi favore lascerò a voi medesimi giudicare. E chi è che non sappia la cognizione dell’argomento meglio di ogni altra cosa agevolar l’eloquenza del dicitore? Non ignoro per verità che certo non so qual vezzo o delirio invase le menti a’ dì nostri, per cui del grand’albero del sapere, ond’era stimata ad altro tempo ventura il carpire un semplice ramo, oggi, non che tutti i rami, per poco il tronco e le radici fin anco non voglionsi proprietà di un solo uomo; e di qui quella folle presunzione onde a tutte le scienze si stima bastare chi appena a taluna dovrebbe credersi sufficiente, senza però che le vite degli uomini siensi punto allungate, o ampliata la capacità de’ loro intelletti. Non ignoro questo, ripeto; ma, o timidità giovanile, o ragionevol rispetto che vogliate chiamarlo, non ho imparato per anco a profanare con irriverente iattanza la santità degli studii, contento di quella porzione, che la natura, aiutata da lungo e appassionato esercizio, mi dava speranza di poter coltivare non senza frutto. E però, chiamato a discorrere le ragioni delle arti fondamentate nel disegno, lodando alcuno fra quelli che più degnamente le professarono, ragionevole sospetto mi nacque non fossi per rinnegare il proposito, fin qui scrupolosamente osservato, di non