Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/131


123

mai posto mente; cioè di maravigliarvi come a significare certi ultimi confini di perfezione usiamo frasi che verrebbero a dire l’opposto. Trattasi, a cagione d’esempio, di una festa di ballo; non vi pare stravagante modo di lodarla cotesto: quella festa era tanto bella che non vi si è potuto che poco, e a grande stento, ballare? È discorso di una sala illuminata sfarzosamente? La era illuminata sì riccamente da togliere la vista a’ riguardanti. Si potrebbe domandare: ma il meglio di una festa da ballo non è che vi si possa ballare alla distesa e comodamente? il meglio di una illuminazione non è che aiuti il vedere? Gran che, di dovere, come si voglia essere molto abbondanti nel lodare, ricorrere ad espressioni del tutto lontane, anzi opposte al soggetto!

Queste contraddizioni medesime le troviamo in altro genere di discorsi. Vuolsi lodare una cantante? diciamo per ultimo termine della nostra approvazione: egli è un flauto che si ode, pare che abbia un organetto entro la gola. All’incontro per lodare una vivuola, un clarinetto, o altro strumento, non si ha miglior frase di questa: oh! la voce umana che ha quello strumento! Domando pertanto: è egli nella voce dell’uomo, o in quella che vien dalla corda, il tipo della bontà musicale? Vi saranno vedute bellissime poma, ed ecco tosto che dite: oh le belle poma! le paiono dipinte! Se un pittore ve ne facesse vedere delle ritratte sopra la tela, non