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sanno. Quante volte vi tocca essere a stretto colloquio d’amici, colloquio importante ed animatissimo, ed eccovi il Perseo che soprarriva, e scopre il gorgone per cui tutti diventano statue inerti all’intendere e più inerti al parlare!

Gervasio approvava il discorso dell’amico, con una fisonomia tra compunta ed indispettita, come chi dicesse: pur troppo mi è tocco più volte provare quanto siano vere le vostre parole! Il che vedendo l’amico, mosse un suo cotal risolino, e riprese: non crediate tuttavia non v’abbiano in compenso altre persone con facoltà affatto opposta a quella degli uomini sin qui ricordati. Oh contro il male c’è pure il suo bene a questo mondo! Avrete udito sicuramente parlare di quel simulacro di Mennone nell’Egitto, il quale, come andavano a ferire in esso i primi raggi del sole, si animava per modo da formare fin anco non so che armonia. Certi uomini sono, ponete caso, quei raggi di sole, i quali, per quantunque fredde siano le anime in cui s’imbattono, sì le riscaldano colla loro vicinanza, che ne cavano pensieri e parole di vita e di sentimento. Voi vedete alcuna volta una compagnia di persone, che non ben sapete se siano deste o assopite, commoversi in una repentina allegrezza, e dove non udivasi per lo innanzi chi facesse motto, scambiarsi discorsi piacevoli e risate sonore per ogni canto. Onde questo? È capitato taluno che ha la bella facoltà di diffondere il buon umore; aperse la bocca chi sa di-