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vare mio malgrado sopra le nubi, già s’intende per strangolarmi.

Non potrei con queste osservazioni venire anche al particolare de’ miei scritti? Ci hanno alcuni che si contentano di quel poco che posso dare, e mi vanno di tanto in tanto consigliando come migliorare il lavoro. Questi tali io gli ringrazio, e vedranno come m’ingegni di porre a profitto la loro amorevolezza. Ma ce ne hanno degli altri i quali mi attribuiscono intenzioni che non ho mai avute; mi cambiano l’arte in quello che non ho mai pensato che possa essere mai; mi portano se volete in palma di mano, come suol dirsi; ma con qual fine? Gli articoli del Gondoliere sono elevati, sottili, pieni di ardua filosofia. Con vostra pace, sono fango, fango delle nostre lagune, su cui passa ogni gondola che ne abbia voglia. Io non sono gigante, non ho a me soggetta la Libia: trattatemi fratellevolmente; calpestate il mio fango, se ve ne viene il capriccio, anzichè condannarmi a perdere la respirazione nelle regioni destinate agli uccelli, e dove mi mandate a vivere con troppo sviscerata sollecitudine della mia gloria.


XVI. CERBERO.

Molte furono le fatiche che d’Ercole si raccontano a purgare la terra da’ mostri, e far luogo alle virtù da potervi allignare. Chi de’ poeti ne