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[mare, poi un terreno argilloso, e su questo nelle paludi della melma, nelle barene un suolo cretaceo, coperto di una superficie di terreno nerastro misto alla decomposizione di corpi organici. Il caranto ritrovarsi alla profondità di sei metri al più, di due almeno sotto la Comune, il terreno argilloso a quella di circa tre metri.]
108. Se si guardano le barene e le paludi, se si studiano le profondità naturali dei canali, gli escavi fatti in essi dall’arte, singolarmente nei più profondi, in quelli dei porti, pare uno strato carantoso, un’argilla dura, tenace, che si rompe difficilmente col picco, stendersi sotto tutta la laguna inclinando dal continente al mare per modo che lo s’incontra a forse due metri sotto la comune presso il lembo a ponente dell’Estuario, ed a sei metri verso i lidi. Sopra questo esservi un terreno argilloso, qualche volta misto anche a sabbia, convenientemente compatto, che continua fino a circa tre metri sotto la comune. Poi nelle paludi un suolo lutoso, una melma, che sembra depositatavi nei tempi andati dalle alluvioni dei fiumi, e nelle barene un terreno cretaceo nero alla superficie, ivi misto alla decomposizione di corpi organici, coperto d’erbe palustri, forse un tempo fertile e coltivato, ed ora ridotto paludoso in causa della protrazione dello sbocco degli scoli, e dei lenti ma continui incrementi d’altezza dell’acqua dell’Adriatico.
109. Ed alla protrazione dello sbocco degli scoli si aggiunsero gl’incrementi di altezza delle acque dell’Adriatico, perchè se i fisici e i geologi non sono unisoni sulla quantità di questo incremento, volendolo Fantuzzi di 29 centimetri al secolo, Zanotti di 23, di 43 Carena, di 10 Sabadini e Zendrini, di 5 Manfredi, tutti però s’accordano nel credere e nell’asserire che incremento vi é.
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