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PROCLAMA


Soldati!

Le mirabili prove di coraggio nel combattimento, di fortezza nel sopportare i disagi che avete dato in questi ultimi giorni mi hanno commosso profondamente. L’inimico pagò assai caro l’acquisto delle nuove sue posizioni: nella nostra ritirata portiamo 2000 prigionieri; egli non può vantarsi di un solo trofeo. Alla vista delle privazioni e degli stenti derivati dalla mancanza di viveri, al pensiero di lasciar la Lombardia aperta a incursioni barbariche, l’animo mio cedette all’idea di cercare la sospensione dell’ostilità; ma le condizioni che mi si proponevano erano tali che ognuno di voi avrebbe dovuto arrossire. L’onore dell’Armata risplende in faccia a tutta l’Italia, a tutta l’Europa; niuno potrà rapirglielo giammai, ed il vostro Re ne sarà geloso sostenitore.

Fra brevi giorni ritorneremo a fronte di quel nemico che tante volte abbiamo veduto fuggire dinanzi a noi; fra pochi giorni lo faremo pentire della sua audacia. Quei pochi che sregolatamente si ritrassero ripiglino tosto le loro file. Io conto su di voi con fiducia, o figli prediletti della Patria, che versate il sangue per la sacra causa dell’Indipendenza Italiana.

POPOLI DELL’ALTA ITALIA!

Dopo varii combattimenti ne’ quali il nostro Esercito, non ostante l’inferiorità delle forze, seppe ottenere con mirabile coraggio non pochi successi, sopraffatto dal numero, sfinito dalla stanchezza per le continue fazioni sotto un calore eccessivo, e per la mancata provvista di viveri, perdette e ripigliò, ma in definitiva non potè conservare le posizioni conquistate lungo il Mincio, ed accerchiato quindi ne’ contorni di Goito si trovò ridotto ad una di quelle crisi terribili, nelle quali un supremo sforzo ha per effetto orrende stragi.

In queste gravi circostanze che premevano il nostro cuore come Re, e come capo di quel prode e ben amato Esercito, sentito un Consiglio di Guerra, cercammo di porre un termine a tanta effusione di sangue col proporre al nemico una sospensione d’armi. Ma le condizioni da lui apposte furono tali, che non seppimo risolverci a porle nemmeno in discussione, pensando dovessimo esporci con voi a qualunque estremità, piuttosto che compromettere l’onore e l’interesse della Patria.

ITALIANI!

Armatevi e provvedete al pericolo coll’energia che il pericolo aumenta nei forti eredi di tante glorie. Preferirete l’ultimo sacrifizio all’umiliazione ed alla perdita della vostra indipendenza? L’Esercito sostenuto dall’amor patrio, in mezzo ai dolori ed alle disgrazie, è pronto ancora a dare per la Patria quanto gli avanza di sangue, e spero che la Provvidenza non ci abbandonerà nella difesa della santa causa, a cui è consacrata la mia vita e quella dei miei Figli.

Dal nostro Quartiere generale di Bozzolo il 28 luglio 1848.

CARLO ALBERTO